Amsterdam: biclette, tulipani e tolleranza

Il resoconto filosofico di un soggiorno nella capitale olandese

“Amsterdam è la città della libertà per eccellenza, del progressismo, dell’emancipazione e della tolleranza”. Uno stereotipo trito e ritrito, eppure vero: questa città è sempre stata anni luce avanti al resto del mondo. 

Qualche esempio? Il primo, forse il più noto: la vendita e il consumo di droghe leggere, che rientrano nella peculiare categoria olandese di “gedogen”, ossia “tecnicamente illegali, ma ufficialmente tollerate”. Si trovano facilmente nei noti coffee shops, che attirano migliaia di turisti increduli e vivono un sogno ad occhi aperti passeggiando tra le vie del centro, nell’indifferenza degli autoctoni. E poi, ancora, la prostituzione legalizzata e regolamentata, il suo esercizio ben pubblicizzato nei distretti a luci rosse, casualmente disseminati in zone residenziali del centro, ogni giorno battuti anche da distratte coppiette e signore anziane.

 

Gli olandesi sono sì cortesi e sorridenti, ma un po’ austeri. Ciò è perlomeno curioso in una città conosciuta come il paese dei balocchi della trasgressione, ricordata più per le ragazze in vetrina che per il fervore culturale che molte capitali le invidiano.

Infatti, nonostante il sensazionalismo che avvolge i divertimenti della capitale olandese, il fumo della cannabis che aleggia nei vicoli, i sexy shops che ammiccano a ogni angolo, l’impressione persistente da visitatrice è che Amsterdam incarni la città nordica per eccellenza. Pulita, ordinata, meticolosamente organizzata: dai mezzi pubblici in perfetto orario alle aiuole di tulipani ai lati delle strade, curati come lo sarebbero nel vaso a casa di zia, appoggiato su centrino di pizzo bianco.

Passeggiando lungo i fiumicelli che attraversano il quartiere di Molenwijk, enorme parco nel distretto di Amsterdam Noord, dove vivo, tra enormi palazzi di impronta sovietica e villette a schiera in mattoncini, mi tornano spesso in mente le parole che Jean Jacques Rousseau, in un elogio un po’ idealizzato, rivolgeva alla città natale Ginevra, i cui i cittadini “abituati da lungo tempo ad una saggia indipendenza, [erano] non soltanto liberi ma degni di esserlo”.

Sul diritto naturale alla libertà di ogni uomo non credo si debba ulteriormente discutere, ma noto che quello olandese sembra un permessivismo molto studiato, e non certo determinato da un’incapacità di imporre il rispetto delle regole. Vige anzi una certa intransigenza verso la violazione delle norme imposte, che sono molte e variegate. Immaginate la mia sorpresa quando ho scoperto dell’esistenza di esami di teoria di guida delle biciclette, regolamentate alla stregua di armi da fuoco, che sfrecciano in corsie preferenziali in ogni zona della città. 

Si capisce allora come la politica di tolleranza perseguita dalle autorità olandesi, che ad Amsterdam si esprime in tutte le sue implicazioni, sia una valida soluzione pragmatica per molte questioni sociali spinose. Riconoscendo a problematicità di certi comportamenti si crede preferibile ricondurli alla legalità, proteggendo i cittadini dalle loro degenerazioni, piuttosto che combatterli con aggirabili divieti categorici.

Da un lato quindi troviamo libertà fuori dall’ordinario, inconcepibile nel quadro istituzionale di altri Paesi europei, che sono l’asso nella manica del buon funzionamento di uno Stato comunque severo ed esigente nei confronti dei propri cittadini, da cui si attende il massimo, e che è disposto a richiamare all’ordine con multe salate.

 Libertà nella necessità? Non si può dire che sia una discussione che non risuona alle orecchie di un olandese. Una delle menti più brillanti della storia si è occupata proprio di questo, e proprio in questa città: Baruch Spinoza, infatti, nasce in una delle vie del centro. Il luogo natio è ora commemorato da una modesta statua in ottone: sul mantello I passeri e i parrocchetti dal collo ad anello simboleggiano Amsterdam come casa dei nativi olandesi ma anche degli immigrati stranieri.

È il motto di una città che ha sempre fatto dell’immigrazione un punto di forza: è infatti propria dell’animo olandese una apertura strutturale a diverse culture e diverse lingue, anche solo di facciata, non tanto per bontà d’animo dei cittadini, quanto perché in un così piccolo Stato di ispirazione internazionale la valorizzazione dello scambio mercantile si è affermata al di sopra di ogni ideologia e ideale religioso.

Monumento a Spinoza (Zwanenburgwal)

Il filosofo più noto che l’Olanda abbia mai potuto vantare, la superstar dell’età dell’oro di Amsterdam, era infatti figlio di immigrati. La città aveva  aperto le porte a molti ebrei sefarditi che dopo le persecuzioni portoghesi del 1536 erano fuggiti dalla penisola iberica. Fu una strategia vincente, perché la comunità ebraica, con la sua eccellente istruzione ed esperienza mercantile, fu un fiore all’occhiello della crescente prosperità della città. Il nonno di Spinoza rientrava nella schiera degli ebrei trapiantati in Olanda.

Nello stesso periodo Amsterdam era la meta sicura anche di molti intellettuali, tra cui lo stesso Renè Descartes, che dal 1634, alla ricerca di un po’ di pace spirituale, si stabilisce al numero 6 di Westermaekt.

La questione della libertà è alquanto controversa, lo è per tutti i filosofi dall’inizio dei tempi. È una storia molto lunga quella delle fatiche dei pensatori per spiegare come in un mondo fisico regolato da rigidi nessi di causa ed effetto, possa esserci uno spazio per l’autonomia dell’agire umano.

 La teoria di Spinoza è senza dubbio una tappa obbligata in questa linea del tempo. L’autore arriva infatti a teorizzare una forma di determinismo universale: l’uomo è parte della struttura unitaria della realtà, detta “sostanza”, e ogni evento è governato da leggi necessarie. L’uomo spinoziano è dunque soggetto a condizionamenti che provengono dall’interno – i suoi desideri e pulsioni- e dall’esterno- le cause fisiche- che connessi tra loro costituiscono fattori ai quali non può ribellarsi.  La libertà è un’illusione, ci dice Spinoza, data dal fatto che ignoriamo le cause dei nostri desideri e sensazioni.

Eppure, inciso sul piedistallo della famosa statua, leggiamo a chiare lettere il dictum “Il fine dello Stato è la libertà”.

Ecco, scartiamo la libertà come libero arbitrio. Pensiamo invece ad una forma di libertà che si identifica con la ragione, e quindi con la conoscenza delle leggi che regolano il mondo. Consapevoli di essere parti integranti di tale sistema, essere liberi significa comportarsi sulla base di tale consapevolezza.

Vediamo poi che la libertà richiamata alla base degli scritti politici, è possibilità di agire secondo ragione, al di là dell’oppressione e dall’ingerenza del potere religioso, da ogni forma di esercizio arbitrario e dispotico dei poteri dello Stato. Per il filosofo di Amsterdam le libertà civili, quella di parola e di pensiero, dovrebbero essere la struttura portante di uno Stato (propriamente detto) che si basa sulla ragione. Si tratta di un ideale di organizzazione politica che si incarna al meglio nella democrazia, in cui l’autorità riconosciuta è quella collettivamente gestita. Se la possibilità di esprimersi è ostacolata, il senso stesso dell’esistenza di uno stato viene meno.

Certo, ancora in Spinoza non parliamo di liberalizzazione della prostituzione e di leggi sull’eutanasia, ma nel suo pensiero possiamo rintracciare i germi di una liberalità che non ha mai abbandonato lo spirito di questa città e dell’Olanda intera. Intendiamo con ciò l’impegno per la libertà e per i diritti, dell’individuo singolo posto al centro dalla cultura protestante, ma in riferimento ad ogni essere umano.

È legittimo chiedersi in quale misura Amsterdam e la libera Olanda sia stata un clima fertile per l’emergere di pensatori illuminati come Spinoza, e quanto invece l’intervento di coloro che vedevano al di là della coltre del dogmatismo abbia contribuito alla costituzione di una città con questi connotati.

È certo che il pensiero di Spinoza è frutto del suo tempo e del contesto in cui è vissuto: il XVII ° secolo, dopo che la città aveva forgiato i suoi principi di tolleranza, di separazione tra potere laico e religioso, e cultura mercantile. Costui partecipava ai dibattiti filosofici, aveva assistito alle dimostrazioni anatomiche pubbliche, vedeva ogni giorno navi che dal porto di Amsterdam salpavano per destinazioni lontane. Tutto ciò sicuramente ha influenzato la sua teoria politica e filosofica.

Nel Trattato teologico politico ricorda:

Ci sia d’esempio la città di Amsterdam, la quale esperimenta i frutti di questa libertà con suo grande vantaggio e con l’ammirazione di tutte le nazioni. Infatti, in questa floridissima repubblica ed eminentissima città tutti gli uomini di qualunque nazionalità e setta, vivono nella massima concordia, e per affidare i propri beni a qualcuno si preoccupano soltanto di sapere se è ricco o povero e se è solito agire con lealtà o inganno. La religione o la setta, peraltro, non interessano loro per niente”.  (p.715)

Trattato Teologico Politico
Spinoza

Dobbiamo però riconoscere che l’urgenza e l’intensità del suo impegno nella trattazione delle questioni politiche sono indice eloquente del fatto che anche in questa terra progressista le libertà civili non erano sufficientemente garantite e i conflitti ideologici arrivavano a minacciare l’incolumità dei singoli.

 

Casa di Etty Hillesum
Casa di Etty Hillesum

“Il buffo è che non mi sento nelle loro grinfie, sia che io rimanga qui, sia che io venga deportata. Trovo tutti questi ragionamenti così convenzionali e primitivi e non li sopporto più, non mi sento nelle grinfie di nessuno, mi sento soltanto nelle braccia di Dio per dirla con enfasi; e sia che ora io mi trovi qui, a questa scrivania terribilmente cara e familiare, o fra un mese in una nuda camera del ghetto o fors’anche in un campo di lavoro sorvegliato dalle SS, nelle braccia di Dio credo che mi sentirò sempre”.

Diario di Etty Hillesum
Etty Hillusum

Persino nei periodi più bui della storia dell’umanità, che hanno travolto pure la quieta Olanda, troviamo spunti illuminanti nelle private riflessioni di penne femminili, pensiamo ad Etty Hillesum. La giovane giurista ebrea dalla sua casa in Gabriel Metsusstraat- affacciata su Museumplein, dove si concentrano oggi i più importanti musei della città- documenta le vicende del proprio mondo interiore in un diario redatto dal 1941 al 1943, quando viene deportata ad Auschwitz. Unica opera dell’autrice, il diario rappresenta un’indagine di sé stessa e nella natura umana, vista con lo sguardo anticonformista e indipendente di una donna capace di trattare esplicitamente della propria sessualità in tempi ancora acerbi.

E se la crudeltà del mondo esterno, nella forma delle persecuzioni naziste, si impone nella vita quotidiana degli ebrei olandesi, Etty Hillesum riscopre dentro di sé una divinità personale che è garante di una libertà intrinseca. In riferimento a coloro che criticano la sua passività e non resistenza ai dettami del Reich scrive:

 

 

Con il trionfo degli ideali liberali sul totalitarismo nel dopoguerra Amsterdam subisce più che qualsiasi altra città l’influsso della controcultura degli anni ’60, fiorendo definitivamente nella patria del relativismo per come è conosciuta oggi. Liberandosi definitivamente dagli ultimi baluardi della Chiesa riformata olandese e di altre realtà di stampo conservatrice, diventa alla fine un laboratorio per la messa in atto di molte nuove prospettive: dai matrimoni LGBT alle più avanzate frontiere dell’ecologismo. Il discorso sulla tolleranza e sulla libertà resta però sempre all’ordine del giorno con sfide sempre più complesse. Ad esempio: come può un paese basato sulla tolleranza gestire il rapporto con le minoranze intolleranti?

.Sono Margherita, studentessa di filosofia all’ultimo anno, trapiantata da Brescia a Trento e da Trento ad Amsterdam, tirocinante presso FilosEventi per la redazione di articoli a sfondo filosofico. Ho scelto di studiare filosofia perché pensavo molto, forse troppo, e tanto valeva imparare a farlo bene, assommando il mio ruminare quotidiano all’eredità dei grandi pensatori. Lo studio della filosofia mi ha portato alla scoperta di teorie intricate e favolose, che hanno dischiuso dettagli nascosti della realtà. Soprattutto però, mi ha insegnato un approccio razionale al reale nella sua complessità, l’atteggiamento che serve per affrontare tutte le sue sfaccettature e punti di vista, senza paura.

Quasi al termine del mio percorso collaborare con FilosEventi mi dà per la prima volta la possibilità di applicare quello che ho studiato. Il mio soggiorno nella capitale olandese per motivi di studio è infatti diventato un pretesto per condividere con altri una grande passione, ma anche un modo di affrontare il mondo necessario in un’era in cui i problemi ordinari sono sempre più articolati e spinosi.

BIBLIOGRAFIA:

https://www.ad.nl/amsterdam/het-spinozamonument-is-een-symbool-voor-de-waarden-van-amsterdam~aa361ba3/?referrer=https%3A%2F%2Fwww.google.com%2F

https://www.dutchamsterdam.nl/171-why-is-amsterdam-so-tolerant

https://www.amsterdamsespinozakring.nl/spinoza/amsterdam

https://mforamsterdam.com/nl/spinoza/

GIANCOTTI, Emilia, Studi su Hobbes e Spinoza, a cura di Daniela Bostrenghi e Cristina Santinelli, Napoli ,Bibliopolis 1995.

SHORTO, Russell, Amsterdam: A History of the World’s Most Liberal City, Hachette , London UK 2013.

SPINOZA, Baruch, Etica/ Trattato teologico-politico, a cura di Giovanni Gentile, Giorgio Radetti, Alessandro dini, RCS Quotidiani, Milano 2009.

https://jwa.org/encyclopedia/article/hillesum-etty

https://nltimes.nl/2020/06/17/etty-hillesum-house-named-amsterdam-monument

 

 

Margherita Bianchetti
Author: Margherita Bianchetti

Sono Margherita, studentessa di filosofia all’ultimo anno, trapiantata da Brescia a Trento e da Trento ad Amsterdam, tirocinante presso FilosEventi per la redazione di articoli a sfondo filosofico. Ho scelto di studiare filosofia perché pensavo molto, forse troppo, e tanto valeva imparare a farlo bene, assommando il mio ruminare quotidiano all’eredità dei grandi pensatori. Lo studio della filosofia mi ha portato alla scoperta di teorie intricate e favolose, che hanno dischiuso dettagli nascosti della realtà. Soprattutto però, mi ha insegnato un approccio razionale al reale nella sua complessità, l’atteggiamento che serve per affrontare tutte le sue sfaccettature e punti di vista, senza paura. Quasi al termine del mio percorso collaborare con FilosEventi mi dà per la prima volta la possibilità di applicare quello che ho studiato. Il mio soggiorno nella capitale olandese per motivi di studio è infatti diventato un pretesto per condividere con altri una grande passione, ma anche un modo di affrontare il mondo necessario in un’era in cui i problemi ordinari sono sempre più articolati e spinosi.